Le illusioni perdute
Renzi sotto zero

Il dato del Pil, - 0,5 è calato sul governo Renzi Padoan come una gelata invernale capace di annichilire i primi tepori di maggio. I due principali assi portanti della politica economica del governo, il job act, o quel che ne restava, e gli ottanta euro in busta paga, non sono serviti a niente. Anzi, se volevano dare una qualche speranza, hanno solo contribuito ad alimentare un’illusione. Come temevamo, mentre l’Inghilterra persegue le “zero hours”, dove i dipendenti vengono chiamati solo quando c’è bisogno che svolgano precise mansioni ed il loro stipendio può venire decurtato fino al 40%, mentre i salari in Germania perdono valore d’acquisto, in Italia si pensava di arricchire le buste paga e agevolare le aziende sul contratto di entrata di un nuovo lavoratore. Prima di vedere la ripresa dei consumi e un miglioramento dei dati della disoccupazione, abbiamo avuto il tonfo della produttività. E’ fin troppo facile dire ora che il governo ha sottovalutato l’impatto dei fallimenti di migliaia di imprese negli ultimi anni della crisi, al netto della promessa desertificazione della siderurgia pesante che si sta consumando da Taranto a Piombino. Se c’erano risorse disponibili, invece di dare ai lavoratori 80 euro, occorreva dare alle aziende in crisi una seconda opportunità, a condizione che si ristrutturassero. Possibile che di fronte ai dati Istat, Renzi e Padoan possano correggersi in corsa. Saranno costretti a farlo per lo meno dopo il voto europeo, che non sarà una passeggiata trionfale. E’ vero che c’è già chi pensa ad una seconda marcia su Roma, ma da oggi il governo deve mostrare di avere i nervi saldi. Perché anche se è subito inciampato rovinosamente, quasi intontito dalle troppe chiacchiere fatte, possiede pur sempre una qualche visione. Ad esempio la volontà di difendere l’expo nonostante la coda di corruzione che lo ha seguito. Solo dove non ci sono soldi che girano si può esser sicuri di evitare la corruzione. La miseria è la strada più dritta per la virtù. La virtù nella prosperità e nello sviluppo è invece un obiettivo molto problematico nella vita delle democrazie moderne. Eppure, nonostante le difficoltà, non abbiamo mai smesso di perseguire quest’ultimo.

Roma, 16 maggio 2014